domenica 23 settembre 2012

IL LEVANTE 95 PARTECIPERA' AL TROFEO PESSI 2012 CHE SI SVOLGERA' MERCOLEDI' 26 E GIOVEDI' 27 SETTEMBRE SUI CAMPI DI VIALE GAMBARO E CA' DE RISSI - PRIMO APPUNTAMENTO PER I ROSSOGRIGI ALLE ORE 9 DI MERCOLEDI' 26 SUL CAMPO DI VIALE GAMBARO IN ALBARO

GENOVA, 23 SETTEMBRE 2012
DISCORSO SCRITTO  E LETTO PER LA POLISPORTIVA INSIEME PER SPORT IN OCCASIONE DELLA MANIFESTAZIONE "QUARTO PIANETA", TENUTASI PRESSO L'EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI GENOVA QUARTO NEI GIORNI 21-22-23/9/2012

PARTE PRIMA: PRESENTAZIONE DEL TROFEO PESSI 2012.
Buongiorno a tutti. Parlo a nome e faccio parte della Polisportiva Insieme per Sport, che organizza il Trofeo Pessi e di cui invito chi non l'avesse ancora fatto a visitare il banchetto, anche perché la nostra attività è quasi del tutto basata sull'autofinanziamento.
Prima di leggere un mio intervento sullo spirito del gioco, ho qui l'onore di presentarvi il Trofeo Pessi 2012. Si tratta di una manifestazione che si svolgerà in due giorni, mercoledì 26 e giovedì 27 settembre, ad essa parteciperanno gruppi sportivi della Liguria e di altre regioni d'Italia, a cimentarsi non solo nel calcio, ma anche in altri tornei ed esperienze sportive, come la pallavolo, l'arrampicata e l'equitazione.
Non essere limitato al calcio è del resto la peculiarità del Trofeo Pessi, che,  ormai giunto alla sua IX edizione è organizzato dalla Polisportiva Insieme per Sport di Genova sotto l'egida dell'U.I.S.P. e con l'adesione di diverse istituzioni della Liguria, tra cui il Comune di Genova, il Comune di Bargagli, il Comune di Bogliasco e, naturalmente, la circoscrizione Levante.
Le squadre partecipanti all'edizione 2012 sono: Levante 95 Genova, Voltri, Rappresentativa Ligure, Savona, Lecce, Pisa e Reggio Emilia.
Per tutti e due i giorni della manifestazione gli atleti verranno ospitati a pranzo dal Bar della Cooperativa Sociale Il Glicine, e la sera di mercoledì 26 si terrà una cena conviviale presso la sede del Molassana Boero, dove il Levante 95, la squadra di calcio di Insieme per Sport, gioca abitualmente e sa anche vincere, come quest'anno. E infatti, notizia freschissima, mercoledì 19 settembre a Vado il Levante ha conquistato il suo secondo titolo regionale.
Insomma, al Trofeo Pessi si possono trovare tanti ingredienti per tutti i gusti per stare bene insieme, e della bontà della ricetta abbiamo occasione di essere ogni anno sempre più convinti, perché ogni anno ci fa conoscere sempre più lo spirito del gioco.

PARTE SECONDA: SULLO SPIRITO DEL GIOCO.

Mi è stato affidato un compito che ritengo molto impegnativo, e via via che le parole si susseguiranno forse capirete i perché. Innanzitutto c'è molto da dire, e l'attenzione delle persone è spesso labile, se non capti nell'aria qualcosa che sia affine alle loro esperienze avrai parlato come se fossi di un altro pianeta. Un momento però,  che sia questa la strada? Ma dai, perché non ci pensavo? La chiave è andare sul Quarto Pianeta, quello della memoria collettiva che ci fa comprendere tutti pienamente, e su cui però non è dato sostare a lungo, perché arricchisce e non è tempo di essere troppo consapevoli.
Vengo subito al dunque, non preoccupatevi. Mi è stato chiesto di parlare del Torneo Pessi e della mia esperienza sportiva. Ho un dubbio però: meglio parlare di sport o di gioco? La mia squadra si chiama Levante 95 e gioca al calcio, però quando viaggiamo ci conoscono come Insieme per sport. Io però, anche se spesso lo dimentico, dovrei avere dentro di me la fantasia che ci chiamassimo Insieme per gioco. Perché sì, quella è la prima chiave del mazzo: intendiamo giocare in un mondo che ha perduto lo spirito del gioco, e se avessimo più mezzi, forse riusciremmo addirittura, non dico in un giorno, a globalizzare il gioco. Eppure non siamo rimasti bambini.
Che sciocco, stavo iniziando a parlare di me, non deve succedere. Vorrei che tutti quelli che partecipano a questa esperienza, e anche quelli che ne stanno fuori e però si sono fermati ad ascoltarmi, si sentissero dentro insieme più maturi in una esperienza di crescita che non sia una cesura con la spontaneità dei ragazzini che si incontrano in piazza e si chiedono gioiosamente Vuoi giocare con me? Non importa poi come, se con un pallone o a nascondino.
Devo dire grazie a chi mi ha cercato, e a chi mi ha voluto ancora nei momenti difficili. Ditelo anche voi questo grazie. E fermatevi a informarvi, in quei pochi spazi in cui ci fanno tenere un banchetto, e poi trovate qualche volta il tempo di informare chi non c'era. Sì, perché io credo che valga proprio la pena di trasmettere questa esperienza. Per me è normale che si perda il senso della vita, se si dimentica quanto è importante comunicarsi reciprocamente le esperienze, per poi trarne individualmente i benefici possibili, che sono tanti, il primo dei quali è sentirsi bene.
Io ho imparato dal calcio, altri imparano dalla pallavolo, dall'equitazione, dal nuoto. Ma sono solo forme diverse di una stessa realtà, la ricerca dello star bene attraverso il gioco. Ci sono persone che iniziano a giocare con noi per necessità, perché hanno smarrito la chiave dello stare bene,  e ci provano. Io penso di averla ritrovata questa chiave, ma se anche è così, non devo pensarci beatamente, altrimenti tradirei la fiducia. Però in questa occasione la tengo in mano un momento per parlarvi, e non mi sento empio, semmai pieno di quella soddisfazione, di quell'orgoglio buono che permette di costruire qualcosa di grande, e che vale la pena di trasmettere, anche se poi, quando si torna sul pianeta in cui siamo nati, è diventato molto difficile poter costruire tutti insieme.
A parole giocano tutti, e c'è chi fa tanti soldi giocando, chi si fa la paranoia del risultato, chi si conquista le copertine dei giornali patinati e si scambia le più belle donne. Anche noi giochiamo, e siamo però fuori da tutto questo. A noi interessa sentirci bene insieme, creare una realtà in cui non contano l'età, le distanze e il ruolo sociale. A noi non interessa il potere, anche se a volte qualcuno che ha il potere ci viene a vedere e si congratula per quanto facciamo. A noi fa sempre piacere sentire che contiamo qualcosa, anche se poi, quando il fiammifero si spegne, sai che servono la casa, il lavoro e qualche soldo in tasca, e a noi che giochiamo senza secondi fini, con lo spirito giusto, ahimé, non piovono dal cielo.
Tutti gli anni con i miei compagni partecipo a un torneo regionale che si chiama Giocando in Allegria. Mercoledì, devo confessare di aver vissuto l'apoteosi dell'allegria, vincendolo. E questo mercoledì, ci sarà il Pessi, a cui ho iniziato a pensare da subito. E dire che il 5 settembre, quando abbiamo iniziato la nuova stagione, ero fuori forma e un po' pessimista, in diversi momenti mi balenava il pensiero Dove le troverò le energie? Oggi è domenica 23, e io sono chiamato a dare una carica di energia a chi mi ascolta, e mi sento un po' come un generatore di corrente. Che è successo in questi giorni, e cosa mi dà il Pessi, per iniziare a pensarci appena vinto un altro torneo? La fame di vittorie, come direbbe un professionista? No, assolutamente non è quello, e, credetemi, non è semplice dire in breve tutto quello che c'è dietro.
E' domenica, e io non sono in chiesa, per cui devo giungere a una conclusione chiara, rapida e allo stesso tempo degna di memoria e di trasmissione orale via tam tam. Se non ci riesco, non gioco più, per cui, quando avrò finito di leggere questo discorso, se non sarò riuscito a darvi lo spirito di parlare sulla terra di questa nostra realtà collettiva, capirò subito perché resterete in silenzio invece di gridarmi Gioca Gioca, e io uscirò in silenzio e appenderò le scarpette al chiodo.
Per giocare in allegria dopo tanti anni - se non l'ho detto prima, è dal 1995 che gioco - servono motivazioni non indifferenti, di quelle che non si creano a tavolino, e che neppure mago José forse saprebbe dare. Gli esseri umani si guardano, anzi si scrutano continuamente in quello che fanno, e sono diffidenti, se non capiscono qualcosa di quel che fai spesso non ti chiedono perché la fai, ma poi vedi che si allontano e fanno un passo indietro, mai avanti per avvicinarsi. Sentire attorno a sé la possibilità di esprimersi senza essere giudicati è un bel passo avanti. Avere delle responsabilità, ricevere una fascia rossa da mettere sul braccio in ogni partita, non è un peso, ma un segno di stima, un riconoscimento spontaneo di quello che hai fatto negli anni, perché senti che nessun compagno è invidioso e la vorrebbe al tuo posto. Amare il vecchio pulmino e salire sempre su quello quando vai in altri posti, sentire un gran feeling con il mister nonostante sia un sindaco, vedere i suoi occhi brillare a Montalto dopo aver battuto Roma e ricordare oggi come 8 giorni fa Grande Berna hai fatto un partitone...
Credo basti questo per dare un'idea della molla che scaccia via i brutti pensieri di non farcela. Ora dovrei perdere ancora un po' di quel peso che la vita di tutti i giorni mi mette addosso, con le ansie che si riversano sul cibo, e la paura di non farcela. Se non avessi la squadra, chissà come sarebbe, di certo molto peggio, e proprio non oso pensarci. Perché io voglio vivere, ed ho bisogno del Quarto pianeta, ho fame di memoria collettiva, di costruire insieme per giocare, per migliorare, per diffondere una speranza. Non riusciremo forse a globalizzare questa oasi felice, ma non molliamo, crediamoci sempre insieme, fortemente.
Augurando un gioioso e avvincente Torneo Pessi a tutti, vi auguro per ogni giorno la felicità che si prova a vivere giocando. E per oggi, una buona domenica.

Bernardo Cirillo

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